Di Francesco Manglaviti.
Qualche riflessione sul trekking del 18 giugno, da Bova a Palizzi…
L’OCCHIO DELL’ARTISTA…
Ed alla fine, abbiamo sentito bisbigliare frasi del tipo: … mai avrei potuto immaginare che nel nostro territorio ci fossero scorci di paesaggio così unici e particolari! Oppure: l’acqua limpida, accompagnata dal suono armonioso di un ruscello che dolcemente si insinuava tra le rocce levigate … Od ancora, il verde dei vigneti che tappezzava il manto pagliericcio di quel lembo di macchia mediterranea …
Questo il contenuto di alcune riflessioni carpite furtivamente a conclusione di un percorso, faticoso ed intenso, che gli amici di Grecanica trekking hanno effettuato il diciotto giugno scorso. Da Bova a Palizzi, sulle orme dell’oramai illustre paesaggista e scrittore inglese Edward Lear che nel 1847 calpestò lo stesso sentiero e ne rimase ammaliato.
Un itinerario abbastanza lungo ed impegnativo che ha messo a dura prova i polpacci dei partecipanti ma che, nello stesso tempo, li ha rinfrancati per la salubrità dell’ambiente e la straordinarietà del paesaggio. Quale miglior scelta per la partenza se non Bova con il suo profumo di storia e di misticismo, e quale miglior transito se non attraverso la valle dei mulini con il suo riverbero di vivacità e laboriosità. E poi Palizzi, che vista dall’alto, sembra voler nascondersi e proteggersi nello stesso tempo dal suo maestoso castello.
Adesso comprendiamo meglio le considerazioni di Lear, quando a proposito di questo antico borgo, scrisse: “venendo, come noi abbiamo fatto, dall’altopiano, siamo arrivati al di sopra di Palizzi, il cui castello è visibile solo dal lato nord, così, per arrivare al livello del fiume ed alla parte bassa dell’abitato è necessario discendere una scala perfetta fra case e pergolati, aggruppati nel vero stile calabrese fra sporgenze coperte di cactus da una roccia all’altra che sembravano crescere. Nessun posto più selvaggio né più straordinario di Palizzi può attirare l’occhio di un artista …!