Commenti al trekking 3/13
Antony Reale. “Uomo manager” moderno fortemente legato al passato, alla storia, alla cultura, alle tradizioni ed ai grandissimi valori della Calabria. Un uomo che sta cercando di recuperare il “tempo perso” in Canada, a Toronto, quando ancora bambino, nel lontano 1953, s’imbarcò con la famiglia per raggiungere il padre, già oltre oceano, in cerca di fortuna. La sua storia è la storia di tanti emigranti calabresi che sbarcarono, nell’ante e nel post seconda guerra mondiale, nei pressi dell’imponente statua della Libertà, a New York. Sembra un libro già scritto. In Canada, grazie alle capacità ed alla grande intelligenza che contraddistingue il popolo meridionale nonché alle infinite risorse che offriva e che offre quella nuova terra (il Canada), il giovane Reale si “realizza in ogni senso” divenendo il referente di tutti gli italiani che arrivavano a Toronto dopo gli anni sessanta.
E la fortuna Antony la trovò perché l’ha saputa cercare, a differenza di tanti giovani calabresi rimasti in patria e che hanno sofferto per tutta la vita.
Ma il grande vuoto, incolmabile, che lo ha accompagnato per 54 anni lontano dal paese natio, è riuscito a colmarlo solo 4 anni fa, quando, nell’accompagnare il padre in Calabria che voleva rivedere i propri cari, decise di porre fine al tormento della lontananza dalla “sua” terra. Così, superando la sofferenza del distacco con la propria famiglia, pensò, nel godersi il meritato riposo nei luoghi della locride, di fare qualcosa per questa sua terra acquistando parecchi ettari di terreno e, mettendo in opera tutte le sue capacità, creando una azienda agricola, agrituristica e, soprattutto, vitivinicola, di primo livello grazie anche ad una posizione fisico – geografica meravigliosa.
Concludendo, Antony Reale, si direbbe uomo d’altri tempi.
E domenica 16 giugno 2013 al “Casale Li Monaci”, così è denominata l’azienda, la Grecanica Trekking gli ha fatto visita trascorrendo una giornata memorabile sotto tutti i punti di vista. Il bel tempo ha, poi, fatto il resto.
Gli oltre 80 partecipanti, dalla località “Casale Li Monaci” si sono mossi verso il paese di Condojanni, dove hanno visitato il Castello Normanno, un piccolo museo artigianale e la Chiesa di S. Antonio. Dopo circa 1 Km la comitiva giungeva al centro storico di Sant’Ilario dello Jonio dove trovava refrigerio nei due bar del piccolo paese collinare. Indi, si ripartiva, con un sole sempre più cocente, verso la “Tenuta Speziali”. Qui, l’originale e simpatico Mimmo Brancatisano si adoperava non poco facendo visitare alla carovana un vecchio frantoio che ci riportava indietro nel tempo, a quando quelle vecchie macine stridevano riducendo in sansa le olive della zona.
Si rientrava, infine, verso le 13.00, al punto di partenza. L’ottimo pranzo, annaffiato da un vino eccezionale (l’Abate), veniva servito su una veranda – terrazza rivolta verso lo Jonio e dove la vista spaziava da Capo Bruzzano fin oltre le propaggini, ad ovest, di Roccella Jonica. Una fascia costiera di oltre 50 Km.
Un tuffo musicale nel passato con la tarantella eseguita dalla zampogna del bravissimo Danilo Brancati e successivamente con l’organetto ha concluso l’evento. Tutti più o meno bravi a ballare ma non possiamo fare a meno di elogiare l’avv. Demetrio Moscato, bravissimo ed instancabile ballerino di tarantella, che, tra un salto e l’altro, elevava al massimo il suo romanticismo verso Francesca, alla quale, tra l’altro, diceva:
“ ’Ntrà chisti vigni bella eu ti portai – aundì li greci furu prima i nui, guardu stu mari e guardu l’occhj toi – e poi moria ……….. e su cuntentu assai ”.
E Francesca: “E bravu ! Cusì si cacciau u penseru”.
Assieme ai nostri simpatici amici (Demetrio e Francesca), con i quali ci scusiamo se approfittiamo, e parte della compagnia, si concludeva la giornata nel sito di Locri Epizefiri dove si è potuto visitare buona parte dei resti di un’antica e inarrivabile civiltà. Uno per tutti il teatro, che attualmente versa in uno stato di squallida trascuratezza, molto lontano dai fasti di un tempo.
NOTIZIE STORICO – CULTURALI
1)- Il Castello di Condojanni
a)- Il paese di Condojanni (dal greco Kontojiànni) è una frazione di Sant’Ilario di notevoli dimensioni, addossato alle prime asperità preaspomontane, ma con solo 80 abitanti. Il suo simbolo storico è il famoso Castello normanno situato in cima ad un’altura da dove si domina tutta la vallata della sottostante fiumara e delle sua floride colture. L’esperto, dr. Francesco Manti, ci dice che il Castello originariamente era davvero imponente, ma dei suoi 4 piani di livello rimane ben poco. Esso, come tante altre strutture, rientrava in un sistema difensivo e di controllo della costa jonica meridionale, nonché come luogo di avvistamento e di rifugio per le popolazioni dalle continue scorribande saracene. Sotto il dominio svevo la struttura fu ampliata e ristrutturata. In seguito il Castello divenne il centro di comando del feudo di Condojanni e, successivamente, fu proprietà di altre famose dinastie come i Ruffo di Calabria e i Carafa di Roccella.
Della bellezza e imponenza della sua struttura rimangono una torre centrale quadrata, una cinta muraria difensiva ancora in discreto strato, una cisterna al centro della piazza d’armi e un cunicolo di fuga lato nord.
b)- Condojanni fu capoluogo di una contea e Comune autonomo fino al 1811 ed arrivò ad avere oltre 1.000 abitanti. Dal 1811 divenne frazione di Sant’Ilario. Allo stato gli abitanti sono circa 80 che durante la settimana santa danno vita ai tradizionali riti che si concludono il giorno di Pasqua con la rappresentazione dell’”Affruntata” che consiste in una processione della Passione di Cristo durante la quale “San Giovanni conduce la Madonna da Cristo risorto”. La manifestazione si conclude quando le 3 statue, portate dai fedeli, si incontrano nella piazza principale del paese dove viene tolto, improvvisamente, il drappo nero dal volto della Vergine per far posto a quello azzurro.
2)- Sant’Ilario dello Jonio
E’ un Comune di 1.375 abitanti situato su una collina a 130 metri s.l.m. da dove si domina tutta la locride, da Capo Bruzzano a Capo Roccella. Si dice che il paese fu fondato intorno al XVI° secolo dalla famiglia dei Carafa di Roccella.
Fra i suoi monumenti religiosi vanno segnalati la Chiesa di Sant’Ilarione Abate (Patrono del paese) e quella di Sant’Anna mentre altre strutture civili importanti sono Palazzo Vitale nonchè il Palazzo, la Villa e il Casino Speziali. Una illustre personalità legata a Sant’Ilario è, appunto, Fortunato Speziali, economista e cassiere della Banca d’Italia. Sulle banconote in lire, infatti, c’era la sua firma oltre a quella del Governatore.
3)- Locri Epizefiri
Dopo il promontorio di Eracle (l’attuale Capo Spartivento) si trova quello di Locri (Capo Bruzzano), detto “Zefiro” che aveva la baia e quindi il porto protetto dal vento occidentale. Qui i Greci sbarcarono, a più ondate, parecchi secoli prima di Cristo. Dopo pochi anni si spostarono più a nord in una zona molto più fertile e ricca di acqua, che corrisponde all’attuale sito dove fondarono l’antica Locri Epizefiri.
Quella è stata la sede definitiva della loro colonia e dove crearono la nuova “Polis”, che governò per molti secoli, i cui abitanti erano chiamati “I Locresi che abitano presso lo Zefiro”.
-Ci sarebbero un’infinità di cose da dire su Locri Epizefiri e sui suoi resti. L cosa più significativa ma anche più preoccupante è senz’altro il fatto che la maggior parte della città si trova ancora sottoterra ed attende da secoli di essere riportata alla luce. In ogni caso si consiglia di visitare questo interessantissimo sito le cui principali attrattive sono rappresentate, oltre che dal teatro e dal museo, dalla zona artigianale di “Centocamere”, dal Tempio di Marasà, dalle Necropoli, dalla cinta muraria, ecc.
T. Nicolo’